lunedì 14 giugno 2010

e poi c’era Mengele che incartava la cioccolata…

Probabilmente tutti hanno notato come l’agire efficientista del governo del fare in tempi di crisi segua strade dettate dal vento del nord, dalla pragmatica abilità del lombardo Tremonti e del veneziano Brunetta nel far quadrare i conti, nel tagliare i rami secchi e nel cancellare i segni degli sperperi assistenzialistici, nella lotta ai malcostumi del sud. Un esempio per tutti? Tremonti cita il caso dei falsi invalidi, una vera piaga che le amministrazioni meridionali lasciano correre per motivi clientelari, una cattiva erba da estirpare immediatamente. E subito, come uomo di parola, si mette al lavoro per risolvere il problema nel modo più adeguato possibile al governo che rappresenta. Cioè, mi si scusi la finezza linguistica, ad minchiam. L’esito tragicomico dell’opera del governo, lungi dal prendersela con gli invalidi finti, preferisce penalizzare quelli veri, ché ormai nel prendersela con i deboli il ministero delle finanze è campione, così come nel fermare le sue misure là dove iniziano gli interessi di parte (come nel caso delle province, che nel frattempo continuano a sparire e ricomparire con la frequenza della pioggia pisana).

Per cui, se riuscire a trovare delle misure efficaci contro i finti invalidi appare aleatorio, oltre che contrario agli interessi clientelari di cui sopra, quali saranno i rami secchi da tagliare, quali saranno i privilegiati che dovranno dire addio alle loro fortune e trovarsi finalmente un’attività produttiva, che dovranno insomma darsi da fare?
I down ad esempio! Con l’elevarsi dell’invalidità necessaria per avere accesso all’assegno di assistenza dal 74% all’85% gran parte di questi “finti invalidi” vedrà cancellato il contributo da 256 euro cui aveva diritto (diritto limitato peraltro a coloro che fossero, oltre che malati, anche disoccupati, e avessero un reddito inferiore ai 4408 euro annui). Poiché evidentemente il risparmio non bastava, al ministero si è quindi provveduto a rigirare la ruota ed è uscito il Jolly, numero 66. Come la percentuale di invalidità dei cittadini che a causa di errori medici hanno contratto, a seguito di trasfusioni di sangue infetto, epatiti ed altre gravi malattie. Lo Stato, che di questi errori è indiretto responsabile, riporta i valori degli indennizzi al 1992 e incide retroattivamente sulla prescrizione delle domande (ulteriori informazioni qui, qui e qui) in modo da ridurre o da cancellare i risarcimenti per chi da quell’errore ha avuto la vita rovinata. D’altronde forse c’è da essere contenti dell’operato al governo a livello nazionale, visto che a livello locale le giunte dello stesso colore fanno ben di peggio. È il caso del veneto, un tempo cattolicissimo, ma che della religione deve avere ben perso il senso se si spinge a negare i trapianti a persone che soffrano di danni cerebrali irreversibili o di ritardo mentale (q.i. inferiore a 50, peraltro parametro non proprio affidabilissimo) o che abbiano tentato il suicidio da poco. Una scelta che a essere gentili pone implicazioni bioetiche discutibili. L’attenzione riservata da ultimo ai disabili d’altronde la si può vedere anche nelle linee guida che informano l’azione in campo scolastico, dove è stata dichiarata incostituzionale la norma che portava, tramite l’imposizione di un tetto al numero di docenti di sostegno ammissibili, ad un possibile indebolimento del sostegno agli studenti che soffrivano di un qualsiasi handicap.

Credo che basti la nuda esposizione dei fatti, e nulla più serva a dimostrare quanto tali misure superino l’asta della vergogna, nonostante questa si sia alzata sempre più, giorno dopo giorno, negli ultimi anni, senza quasi che ce ne accorgessimo. Qualcuno diceva che il valore di una società si capisce da come vengono trattati gli ultimi, i più deboli. Se anche non fosse questo basterebbe pensare a quanto questa stessa società si discosti dai valori che continua a ostentare e professare pubblicamente. Per mera incuria probabilmente, e non per diabolici disegni vagamente eugenetici, si è deciso di danneggiare i più deboli tagliando i loro sussidi o i loro risarcimenti o il sostegno che dovrebbe consentire loro una vita normale. Ma basta la direzione del provvedimento a mostrare quanto in basso siamo scivolati e stiamo scivolando.

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