giovedì 27 maggio 2010

Antipasto



L'Albania - è noto - è un luogo piccolo e bistrattato.
C'è chi si sente europeo e a buon diritto, mentre altri ne colgono appena la necessità.
C'è chi si traveste da liberal, ma non sa, nè vuol nascondere uno spiccato statalismo (auto-)accentratore.
Alcuni vorrebbero non dover scambiare la leggerezza poetica e aggraziata della vita antica con una più profittevole standardizzazione dell'esistenza.
Ad altri interessa solo vomitare caoticamente pensieri pseudo-ermetici che fanno tanto, ma davvero tanto, radical-chic.
Insomma, è un luogo tremendo. Senza contare il ping-pong.

Ma come per tutti i luoghi poco confortevoli, prima lo accetti, poi ti abitui, infine ti ritrovi dipendente, senza poterne più fare a meno.
Diventa un guscio angusto, ma familiare dove rifugiarsi dalla violenza della frenesia del Tempo e dei tempi, dove consegnare timidamente le proprie idee di ribalta a chi abbia anche solo il piacere di accoglierle e la voglia di togliersi lo sfizio di confutarle. Un locus dove sfogarsi, consolarsi, accigliarsi, adirarsi, sorridere, ragionare, "sragionare" insieme.
Anzi, più che un locus, è una camera.

La CamerAlbanese.